lunedì 9 novembre 2015

Il Bicchiere Dei Problemi

E tu mi dirai: "Ma cosa centra un bicchiere con i problemi?"
Io ti dico: "Vedi, i nostri problemi sono tutti contenuti in questo bicchiere d'acqua!"
E tu: "Ah si, ma questa è vecchia: il bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno."
Io: "No amico mio... non è questo l'aneddoto. Quello che ti voglio raccontare è un altro!"


-------------


Un professore universitario di psicologia entra in aula per sostenere la sua consueta lezione. Il suo corso è molto frequentato.


Il professore tiene in mano un bicchiere d’acqua ma nessuno inizialmente nota questa cosa. 
Ad un certo punto il docente inizia a girare tra i banchi dell’aula incrociando gli sguardi degli studenti ma rimanendo in silenzio. Si sentono solo i suoi passi... nient'altro.
Gli studenti si scambiano sguardi divertiti, non capendo bene a cosa serva questa messa in scena. Qualcuno ( come te, amico mio, poco fa ) pensa che questa scenetta serva ad introdurre il discorso sull'ottimismo/pessimismo.

Ad un certo punto il prof si ferma e con voce tranquilla ma decisa e precisa domanda:

Quanto pesa, secondo voi, questo bicchiere d’acqua?


Un po’ spiazzati dalla domanda gli studenti rispondono ipotizzando un peso compreso tra i 200 e i 300 grammi, tenendo conto del bicchiere che è di vetro e di quanto liquido, più o meno, sia in esso contenuto.

Il professore risponde, argomentando così:

"Il peso assoluto del bicchiere non è rilevante! Ciò che conta, è per quanto tempo lo si tiene sollevato."

Ora gli studenti pendono dalle sue labbra, vogliono capire dove vuole arrivare...

Sollevatelo per un minuto, tutto ok... nessuna fatica,
Sollevatelo per un’ora, e alla fine il braccio vi farà male,
Sollevatelo per un’intera giornata, e il vostro braccio non risponderà più ai vostri comandi... sarà come se fosse paralizzato... stanco... eppure il bicchiere non pesava poi molto."

Gli studenti continuano ad ascoltare attentamente il loro prof...

In tutti e tre i casi il peso del bicchiere non è cambiato! Eppure, col passare del tempo, il bicchiere sembra diventare sempre più pesante...
Lo stress, le preoccupazioni, le ansie e tutto quello che ci affligge è come questo bicchiere d’acqua.

Non importa quanto siano pesanti, importa quanto tempo decidiamo di dedicargli!

Dedichiamogli il giusto tempo e le giuste attenzioni: la nostra mente non ne risentirà.
Più tempo gli dedichiamo, tempo extra, che eccede il vero bisogno, più la nostra mente sarà stanca, affaticata, paralizzata!"

Il professore, capendo di essere al centro di ogni attenzione, conclude così il suo ragionamento:

“Per ritrovare la serenità, dovete imparare a lasciare andare lo stress e le preoccupazioni.
Dovete imparare a dedicare loro il minor tempo possibile, focalizzando la vostra attenzione su ciò che volete, e non su ciò che non volete!
Dovete imparare a mettere giù il bicchiere d’acqua!”

martedì 27 ottobre 2015

Casa Mia!

Quando entravo a casa mia - ho avuto la fortuna di avere una bella casa - c'era il tipico odore di cera per i mobili e di panni stirati. Non so descriverlo, ma me lo ricordo molto molto bene! I profumi non si possono dimenticare. Restano sempre lì in un angolino della nostra mente e ogni tanto riaffiorano prepotenti per farci rivivere delle cose passate che ci hanno particolarmente stupito.
Ormai sono un paio d'anni che manco da casa mia... e non posso negare che mi manca molto!
Casa... per me era camera mia. Un posto lontano da tutti, privato, intimo! Quando litigavo con mia mamma mi rifugiavo in quella stanza e di colpo sparivano tutti i pensieri.

Ho appena aperto la cassapanca dove tengo le lenzuola e di colpo la nostalgia è tutta addosso a me... quel profumo è custodito dentro quel mobile di legno che è sempre con me, ovunque vada!

Lo stesso odore mi riporta alla mente la casa che al mare, ormai sono due anni che non ci vado.

Le fronde degli alberi sembrano strumenti musicali mai sentiti prima e tutto è più bello. 
Dalla strada, oltre il viale che porta alla casa, si sente qualche rara macchina passare, come a scandire il ritmo della giornata. Lento... sereno...

Ho tanti ricordi e "non sono ricordi belli, sono fantastici" ( cit. ). Quelle estati, quel posto, al mare, la mia stanza... mi hanno salvato la vita!

Auguro a tutti di avere un posto così... non uguale bensì un luogo dove potersi rifugiare. Staccare un po'. Lasciare la vita di tutti i giorni a casa sua.
Portateci chi amate, gli amici o solo il vostro cane. Condividete la vostra serenità con chi ne ha bisogno. Fate sentire gli altri a casa.

martedì 20 ottobre 2015

La Cartina Sbagliata

Stiamo camminando, vagando per la strada.
Non sappiamo bene dove andare ne con chi, forse non abbiamo azzeccato il bivio giusto, preso la scorciatoia che alla fine ci ha fatto allungare la strada.
Stiamo viaggiando con una cartina sbagliata, o se è quella giusta è illeggibile: critpata.
Non ci hanno dato il codice, la password, la parola d'ordine o il dizionario adeguato. Ma vogliamo continuare a camminare, andare avanti.
Fino al precipizio.
Ancora non riusciamo a decriptare il segnale.
E di colpo precipitiamo.
Caduta libera.
Cuore in gola.
Brividi nella schiena.
Quando ti senti per un momento mancare, un salto allo stomaco... come quando da bambini ci lasciavamo cadere sul letto per provare il brivido della caduta libera.
Ma la nostra caduta non è libertà. Forse è diventata schiavitù delle abitudini, dei post, degli aggiornamenti di stato, dei tweet e dei like. Schiavitù della connessione, delle mail push e delle foto con i filtri.
E continuiamo a cadere senza che nessuno ci prenda, senza trovare un ramo che sporge al quale aggrapparci.
Stringiamo la nostra cartina tra le mani... sperando che ad un certo punto si trasformi in un paracadute. Ma non si apre, non diventa tela. Non diventa zaino di salvezza. Non c'è kit di sopravvivenza.
Ci chiediamo cosa abbiamo in quella sacca apparentemente vuota che abbiamo in spalla... e in verità cosa c'è davvero lì dentro? Solo quello che abbiamo portato con noi, niente di più. Abbiamo scelto - bene o male - cosa portare nel nostro fagotto.

Ci salverà la vita o ci lascerà andare via...

martedì 13 ottobre 2015

Non date le persone per scontate... Il Libro Della Vita

Arriva inevitabilmente il momento che qualcuno cambia, cresce e se ne va dalla nostra vita... magari perché non siamo più compatibili o semplicemente perché il suo tempo su questa terra è finito e deve lasciarci.
Se noi vogliamo avere un bel ricordo di quella persona dobbiamo averle detto tutto, fatto tutto quello che potevamo fare per lei.
Personalmente la metafora della vita e del libro, con le sue pagine da scrivere mi piace molto ma io l'ho sempre elaborata in una versione mia... un po' diversa ma che alla fine porta sempre allo stesso risultato.
Noi veniamo al mondo che siamo solo una copertina... bellissima, ancora da impaginare.
Ci sono i nostri genitori ( nel mio caso mia madre in primis ) che ci insegnano a mettere i punti, le virgole, i due punti e sopratutto i punti di domanda. Ci insegnano lo stile della scrittura e ci indirizzano sul "carattere da utilizzare".
E così iniziano a susseguirsi amici, amiche, conoscenti, fidanzate, colleghi, nemici e tante altre persone.
Ecco noi non scriviamo le Nostre pagine, quelle pagine non le abbiamo... sono glia altri che ci donano una pagina da scrivere con loro: a quattro mani.
Qualcuno scriverà con noi solo quelle due facciate, altri invece ci accompagneranno per un capitolo o forse due.
Il problema è che queste pagine non le possiamo stracciare e buttare via, ormai sono lì! E dobbiamo rilegarle nella nostra copertina. Tutte! E si ancorano in modo saldo al dorso del libro per non staccarsi mai più.

E poi c'è chi con noi si fa mezzo libro.

Ricordatevi di scrivere sempre con queste persone. Non puoi saltare neanche una singola frase. Devi tenere il ritmo, la velocità. Fermarti dove l'altro mette i punti e saper ripartire andando, quando serve, a capo.
Metti le lettere maiuscole, i punti esclamativi!
Ma non smettere di scrivere e quando penserai che l'altro può scrivere per te avrai già mollato la penna da qualche pagina, sarai distante.
E dirai: "erano solo due o tre pagine".

Dovrai iniziare un nuovo capitoLo sapendo che non hai capito Lo strappo che c'è stato tra te e il racconto che scrivevi che d'un tratto è diventato sgrammaticato, un nonsenso... hai dato per scontato che qualcuno potessi scrivere anche per te...
E quelle pagine che mancano, che andranno ad aggiungersi per completare il tuo libro ti fanno veramente paura.

sabato 10 ottobre 2015

Ogni Maledetta Notte - Any Given... Night

Amo la notte, da sempre. Non per i locali notturni o per le sbronze con gli amici - sia chiaro che non disdegno anche le notti folli - ma per la possibilità che ti da di conoscere meglio chi hai intorno a te e di conoscere meglio la persona che forse conosci meno... te stesso. Mi piace poter affrontare con me stesso sempre nuovi problemi, argomenti, paure ed emozioni dei più svariati generi. Ascolto una marea di musica, possibilmente strumentale... rilassa, aiuta la fluidità del pensiero. Ricopre con cura il mondo con una carta delicata e gli annoda quel fiocco che ti fa venire voglia, ancora una volta, di aprire il pacchetto ( che fondamentalmente è il giorno che arriverà ). È come a natale, ti ritrovi con  parenti e amici intorno all'albero e inizi ad aprire i pacchi con il tuo nome... penso che sia statisticamente provato che uno dei tanti parenti ( esclusi quelli che ti fanno la busta con i soldi, passata come neanche il miglior spacciatore di erbetta farebbe ) ti fa un regalo che proprio non ti va giù... e allora fingi contentezza e dici: "grazie zio, questo proprio mi serviva... pensavo di comprarlo io con i soldi che mi sono messo da parte". In verità è l'ultimo oggetto che potresti usare.
Aperti i doni dei parenti arrivano quelli degli amici. C'è chi ti regala il gioco per la play station, una foto che sarà sempre lì a ricordarti le cazzate insieme, quello che ti regala la corsa con la macchina e poi arriva il genio della situazione. Apri con foga e curiosità e dentro trovi qualcosa di strano... e allora tu dici: "dai... è tutto uno scherzo, un gioco".
Allora inizi a giocare, ti diverti, ridi, fai qualche cazzata.  D'un tratto inizi a capire che ti piace e rimani a bocca aperta. Quel pacchetto con dentro uno scherzo diventa di colpo il tuo aspettare, il tuo pensiero ricorrente... e vuoi passarci le giornate.
Era così stupido eppure ora non lo è più...
Lì per lì pensavi che sarebbe finito tutto in un: "beh è stato divertente, arrivederci e grazie"
E adesso? Ne parli e ne scrivi. Non sai bene il perché, o forse si, e ti va bene!
Non vuoi romperlo, è prezioso... lo è diventato...
Adesso ti chiedi "Come posso fare?"
Fa sempre paura aprire un pacchetto... fa sempre paura affrontare il giorno che arriva. Sopratutto perché non sai se avrai la possibilità di godere appieno e a lungo ciò che ti è stato regalato.
Non sai bene se ti verrà regalata una scatola con del tempo. Quello manca sempre: o perché non ne abbiamo o perché il tempo ormai è passato.
Ma adesso è Il Tempo. E queste note che ascolto me lo stanno dicendo. Ritorna la voglia di rischiare, di mandare tutto a puttane.
E probabilmente sarà quello che mi riserverà il prossimo pacchetto... lo spero. Anzi voglio esagerare, voglio chiedere, per una volta, di più. Un multi-pacchetto. Un pacco da venti ( come le sigarette, poi gli altri li sceglierò ).
Tempo, coraggio, attributi cubici, la giusta opportunità, voglia di rischiare.

E poi, come sempre, c'è l'ultimissimo regalo. Io l'ho sempre fatto. Mi sono sempre comprato una cosa, me la sono incartata ( quasi sempre da cani ) e ho aspettato fino alle 00:00 del 25 Dicembre per godermela. Voglio regalarmi, se riesco, la forza di donarmi tutto quello che ho chiesto poco fa... 
Spero di saper aprire questo fragile pacchetto senza rompere quello che vi ho riposto.

venerdì 25 settembre 2015

Io e Anna - Cesare Cremonini



"Io e Anna" è una famosa canzone presente in “Logico”, l'ultimo album di di Cesare Cremonini.
Durante un'intervista rilasciata a Radio Deejay Cesare Cremonini ha spiegato che la canzone non è altro che un rispettoso omaggio a Lucio Dalla... Vi ricordate Anna e Marco? Ecco ora Anna e Marco sono cresciuti... sono passati gli anni ed eccoli qui ad affrontare la quotidianità! 
Il cantante poi continua e dice: ”Ho scritto questa canzone per cantare la continuazione oggi di Anna e Marco, immaginare il loro percorso: sono andati a vivere insieme... in centro, in una bella casa, hanno un bel lavoro e poi tutto è andato in crisi. 
Per rispetto nei confronti del capolavoro intramontabile di Lucio Dalla, ho voluto chiamare la canzone Io e Anna."
Il cantante ha immaginato Marco che si ritrova oltre la trentina e dice ad Anna: "Per te ho fatto qualsiasi cosa, ora che cazzo vuoi?". 
Come si vede dal video Marco è la parte debole, forse più immatura, ma ancora sognatrice... con la testa un po' tra le nuvole. Ad Anna invece manca qualcosa e vive di maschere ( che tra l'altro indossa ). E arriva l'amarezza... perché Lucio Dalla cantava di una storia eterna, ma che poi si è scontrata con il cinismo dell’amore di oggi... dei social network, dell’apparire e non dell'essere. Immanente e non trascendente! Tra la musica di questa canzone si intravede ( intrasente sarebbe meglio ma non si può dire ) tutta la difficoltà che hanno i giovani d'oggi ad instaurare dei rapporti solidi... basati sulla fiducia... ora ci si fida solo se dopo la buona notte il nostro partner non entra più su whatsapp!
Una canzone lieve che conserva le difficili sfumature di una relazione tra i trentenni di oggi, quell’appartenersi che poi diventa un lasciarsi andare, perdersi nelle strade che non sono più tangenti. Spesso il crescere insieme non diventa un consumarsi “Fino a diventare polvere“, ma diventa una preoccupazione che ci fa chiedere alla persona che abbiamo accanto se veramente “È questo che vuoi?“, diventare grandi ma comunque incerti perché magari “Ho fatto un paio di progetti, chissà se bastano“, la quotidianità dei gesti "Ti chiamerò dal traffico, in coda in tangenziale... per ingannare il tempo" e poi la difficoltà anche se tutto sembra a posto se sai tutto dell'altro, hai un bel lavoro e una bella casa  “Se già ci apparteniamo, se già ti porto dentro, che differenza fa un appartamento in centro?”. Anna e Marco, ingenui ragazzi innamorati, sono cresciuti. Lei ha sempre voluto di più, lui ha sempre voluto solo lei. Anna voleva morire, Marco voleva andare lontano.
Sono tornati tenendosi per mano quella sera... ora le loro mani sono lontane... sconosciute. Si amavano e si sono persi.

lunedì 21 settembre 2015

Lettera a N

Premessa:

Ho scritto questa lettera qualche giorno fa... o meglio... era ormai mattina. Pensavo che il "destinatario" nascesse quella notte. Ma è nato un'ora e mezza fa.
Ecco che è arrivato il momento di pubblicare queste poche righe nascono dal cuore... senza rabbia ma con solo un po' di rammarico.


Lettera a N.

Oggi tutto cambia, di nuovo.
Tutto è nuovo per te al quale voglio addossare le colpe dei miei insuccessi e delle mie mancanze. Sono passati tanti mesi da quando tua Mamma mi ha dato la notizia che tu saresti diventato il centro della sua vita... e un po' mi imbarazzo e quasi ti invidio perché una volta tutto questo amore che oggi tu ricevi era destinato a me.
Ti confesso che ero come te... indifeso, fragile e perché no anche capriccioso. Piangevo tutte le notti... e tante altre notti ho pianto e questa durante la quale scrivo non sarà di certo l'ultima.
Ora non posso dire come sarà quando ti incontrerò, perché tanto lo farò. Sarà strano incrociare il tuo sguardo... ancor più strano vedere Lei che ti guarda con gli occhi dell'amore vero, indissolubile!
Non so se l'ho amata come tu l'amerai. Ho fatto tantissimi errori che non ripeterei... è facile dirlo, ora... ma è così.
Sei tra le sue braccia, che ancora immagino bambine, e dove prima la mia pelle toccava la sua ora ci sei tu! È una mancanza inconsolabile non tanto per l'amore e le piccole cose condivise ma per la sicura quotidianità che mi teneva vicino a Lei.
Ebbe cura di me quando ero per terra e pensavo che pure l'aria fosse troppo pesante e non mi permettesse di rialzarmi. Mi imboccava quando non mangiavo e rimboccava le coperte per farmi dormire quando ero troppo stanco anche solo per regalarle un sorriso. Ha sofferto ciò che io non riuscivo a soffrire... non me ne vergogno... ho avuto bisogno di lei sempre e ho afferrato con forza ( che poi mi dava lei ) la mano che mi tese.
Ero intrattabile, insopportabile ed era lì cazzo. Era come mia Mamma e adesso è la Tua!
Abbiamo litigato, troppo, e le cose che le dicevo ora sono un'eco assordante... mi trapanano la testa e non riesco a scordarle.

Un giorno se n'è andata. E non è più tornata.
Non glie ne faccio una colpa. Anzi la colpa è la mia! Perché ci sono stati tanti abbracci non dati, parole non dette e discorsi malamente evitati.
Sappi che sarò per sempre legato a lei e sarò legato anche a te perché sei Lei.
Forse dovevo cedere all'acquisto di quelle scarpe minuscole... che ora avrà tra le mani e penserà se staranno bene con quel completo che vi hanno regalato i suoi amici.

Allora ora la Sua vita è diventata Tua abbi cura, quando sarà, di lei.

Vostro



F.

mercoledì 16 settembre 2015

Storia Di Un Uomo Affranto - Antonio Albanese

Voglio sottoporre a voi che leggete questo spezzone teatrale di Antonio Albanese, se non erro lo spettacolo era Psikoparty.
Parla di una persona che a causa della sua vita troppo frenetica, "dal potere, dagli impegni e dalla responsabilità" che ha acquisito è ormai logorata e si ricorda che ormai è da tanto che non va a pescare e non si ricorda il perché. Si dimentica, così, di stare bene.
Come lo stesso Antonio Albanese recita: "Allora ho pensato... a tutta la gente paralizzata dal potere: diamogli una canna da pesca! Diamogli la possibilità di stare con se stessi, aiutiamoli a dimenticare  di essere indispensabili... gli farà del bene, ci farà del bene!" e poi continua: "Pescare può sembrare una cosa piccola e banale però è un ritorno alle cose semplici, a quei fondamentali che stiamo perdendo".
Dimentichiamo molto spesso che stare bene non è avere una bella casa o una bella macchina. Ma affrontare la vita con semplicità...

È da tanto che anche io non vado a pescare..........



sabato 12 settembre 2015

Il Mio Perché

Sono al terzo post di questo mio secondo blog... e allora, a quei pochi che leggeranno, darò una spiegazione. Un risposta alla domanda che mi sono fatto da solo quando ho deciso di scrivere ancora: Perché?
Lo faccio innanzi tutto per me, perché fa bene! Mi fa bene.
Amo la musica da sempre ma non sono mai stato un grande compositore di testi... amo la chitarra ma non sono mai stato un abile chitarrista, o per lo meno non quanto avrei voluto. Amo le emozioni, sopratutto quelle forte, vissute con pienezza. Senza paura ne riserbo.
Magari può sembrare una cosa lapalissiana ma non è così... c'è chi si contiene e non ride per dare l'impressione di essere una persona seria, c'è chi non piange per non mostrare le proprie debolezze... Non io. Non ho paura! 
E così vi voglio raccontare, un articolo alla volta, di tutto ciò che mi fa e mi ha fatto emozionare. È da una vita che ascolto canzoni, guardo video, film, spettacoli teatrali, leggo poesie e tanto altro. Tutto questo per me...
Amare le emozioni vuol dire saperle vivere senza vergogna.
E allora grazie, e lo voglio dire all'inizio ( o quasi ).
Grazie a te che leggi, grazie ai vecchi amici che ora non sento più e che poi non erano tanto amici...
A chi me lo ha messo in quel posto, e ora gli è tornata indietro.
Ringrazio anche tutti coloro che hanno creduto in me e anche quelli che non lo hanno fatto... perché mi hanno dato la forza di andare avanti per poi guardarli arrancare sulla strada che io già avevo percorso senza inciampare.
Grazie ai nuovi amici... sinceri.
Ne faccio un vanto.
Grazie a te... Gio! Sento che sinceramente mi vuoi bene... sono veramente contento. Altre parole non riesco a trovare. Non so cosa possa essere successo ma so che non voglio perderti.
E quindi a te che voglio un bene in un modo che ancora non conoscevo mando un abbraccio. Che ti riscaldi quando ne hai bisogno. Un abbraccio, forte. Di quelli che ti tolgono il fiato ma regalano un innocente sorriso.

Ed ecco un'altra altro concentrato... un po' come quello Mutti, triplo pomodoro... ma qui sono triple le emozioni!

( Un Bacio A Te - Nesli )

giovedì 27 agosto 2015

Marina Abramović e Ulay

Penso che sia da un paio di giorni che sul web gira il video dell'incontro dopo 23 anni di Marina Abramović e Ulay.
Parlando con una mia amica ho appreso che loro sono stati due grandi esponenti dell'arte della performance.
E così mi sono subito documentato. Così ho capito che le loro performance non mi erano nuove e che avevo già visto qualche video tempo fa.
I due artisti si conobbero alla fine degli anni 70 ad Amsterdam. Fu subito amore... un grande amore...
Il loro duo venne chiamato The Other. Per alcuni anni vissero in un furgoncino in quanto i loro spettacoli non gli permettevano il sostentamento. Per oltre un decennio "studiarono" i limiti del corpo umano... inscenarono uno spettacolo estremo chiamato Death Self.
I due si baciarono sulle labbra e respirarono l’aria espulsa dall’altro fino a terminare l’ossigeno a disposizione.
Degno di nota fu anche lo spettacolo Rest Energy ( che potete vedere qui ) dove i due restano in equilibrio uno impugnando un arco e l'altro tendendo la corda dell'arco stesso con incoccata una freccia. L'equilibrio dei due permise ad Ulay di non scoccare la freccia diretta al cuore di Marina.
Nel 1988 sentendo che la loro relazione era finita ( dopo anche vari tradimenti ) decisero di inscenare "The Lovers".
Erroneamente tutti pensano che i due effettuarono il percorso insieme mano nella mano ma non è così. I due partirono dalla estremità opposte della Muraglia Cinese e una volta percorsi i 2500 chilometri a testa si abbracciarono e si dissero addio.

23 anni dopo... MoMa, anno 2010.
Ennesima performance di Marina Abramović nella quale lei deve stare seduta ad un tavolo per 716 ore e condividere un minuto di silenzio con il muto interlocutore che le si pone di fronte. 1545 sono i volti che si sono succeduti davanti all'artista.
Le persone passano...
Si alza l'ennesimo "ospite", un ragazzino che avrà vent'anni... biondo. Lei abbassa gli occhi per "rifiatare". Ulay si incammina verso la sua sedia... verso quello che è sempre stato il suo posto. Si sistema la giacca e si siede. Lei alza gli occhi che subito si illuminano stupiti. Lui fa un cenno come per dire: Eccomi sono qui. Inevitabilmente i due emozionantissimi performer si guardano in modo veramente intenso.
L'inquadratura del video si allarga e li riprende sulle loro sedie, così vicini eppure sempre tanto lontani. Quel tavolo di legno è lungo 23 anni di vita vissuta uno lontano dall'altra.
Forse hanno provato a dimenticarsi, forse hanno provato ad andare avanti... o forse hanno sempre custodito il loro ricordo gelosamente nei loro cuori. Quel ricordo che ora è li! Silenzioso ma che grida: "guarda cazzo, dopo tanti anni i tuoi occhi sono ancora quelli di una volta... come abbiamo fatto a perderci".
Lei, probabilmente esausta dal quel fragoroso silenzio, tende le mani verso Ulay, lui sorride e senza esitazione le afferra. Le sussurra poi: "Don't cry, we've accomplished so much" ( Non piangere, abbiamo fatto tanto ).
Poi se ne va. E arriva l'ennesimo volto.

Ecco la parte clou della performance con l'incontro.
Bellissima anche la canzone e il montaggio del video.


Questo momento in cui la performance e l'artista vengono meno ci dimostra come gli amori veri, quelli per cui abbiamo sofferto e fatto pazzie alla fine restano sempre lì... intatti nei nostri ricordi e quando vorremo trovare conforto ci potremo rifugiare lì. E ricordare il nostro posto, seduti a quel tavolo con di fronte la persona che abbiamo amato.

sabato 15 agosto 2015

Modigliani - Dargen D'Amico

Vi propongo di seguito la mia personale interpretazione della canzone Modigliani di Dargen D'Amico.

Sicuramente ispirata alla vita di Modigliani.... canzone molto bella, piena di significati, forse racconta un po' la situazione degli artisti di tutti i tempi, ma anche delle persone che non intraprendono particolari percorsi artistici.
Ed ecco che appare il vino o comunque una scena alcolica in tavola...
Scambio di personalità: "di sentirci bene, un'altra persona".
Le comparse, le briciole sparse, che magari lasciano un ricordo nella nostra vita ma che in fin dei conti sono solo briciole! Persone di poca importanza.
Subito dopo le persone di poco conto arrivano i buoni amici, quelli degli altri... spesso un artista è circondato da pochi veri amici e bisogna saperli riconoscere ma ancor più difficile è riconoscere che non è amico. E così anche per chi non fa il cantante ( in questo caso ) o l'attore o lo sportivo di successo.
Il fregarsene di un bacio o di una coltellata al cuore, tanto sono solo finti amici... e poi stiamo tranquilli perché "siamo solo di passaggio". Ricordiamocelo ogni giorno, non dico ogni minuto ma almeno ogni 8 o 9 ore... sicuramente ci aiuterà a vivere meglio.
La morte è la vita vera, infatti come dice Roberto Benigni "la morte è la più grande invenzione della vita" altrimenti la vita stessa non sarebbe vita. Non avrebbe neanche ragione di chiamarsi così.

Un pezzo molto bello, che mi ha fatto riflettere tantissimo. Che nuovamente mi ha fatto credere nel potere della musica e delle parole!
Ottima la scelta degli strumenti: pianoforte e archi ben fusi... non una base rap ma sicuramente di grande affetto. Lenta, sinuosa, che anche se non vuoi ti aiuta a pensare!

Eccovi il video, godetevelo!